Pnrr, fondi per gli asili nido: troppe poche domande. A rischio un miliardo e mezzo di euro

I Comuni, soprattutto nelle regioni del Sud, non hanno risposto al bando che scadeva il 28 febbraio. C’è ancora la metà dei fondi da spendere. Il ministero dell’Istruzione proroga la scadenza del bando

Oltre la metà dei fondi del Pnrr per costruire asili nido potrebbero andare perduti. E’ una corsa contro il tempo per rimediare e non dover restituire più di un miliardo e duecento milioni all’Europa. I progetti e le richieste arrivate dai Comuni sono troppo poche: un flop inaspettato della più grande operazione di investimento sui servizi per i più piccoli che ci sia mai stata. Il 28 febbraio si è chiuso il bando per l’assegnazione di cinque miliardi di euro per costruire nuove scuole, per fare manutenzione in quelle vecchie, per aumentare le dotazioni digitali. E per costruire asili nido e scuole dell’infanzia: è su questo obiettivo – migliorare la qualità del servizio, facilitare le famiglie e il lavoro femminile, incrementare il tasso di natalità e raggiungere il benchmark europeo del 33 per cento di copertura dei servizi per l’infanzia – che il governo aveva investito di più, stanziando più della metà dei fondi. Sono 3 i miliardi destinati gli interventi per la fascia 0-6 e di questi 2,4 proprio per i nidi. Non solo, per favorire un riequilibrio territoriale dei servizi, il 55,29 per cento dei fondi era destinato al Sud.

La proroga

Il ministero dell’Istruzione è già corso ai ripari e ha deciso di prorogare il bando fino al 31 marzo, senza per ora cambiarne i termini, impegnandosi in una campagna di formazione e di aiuto ai sindaci: sono infatti i Comuni che devono presentare le domande. La maglia nera va alla Campania, ma è andata male anche in Sicilia e Calabria. Mentre la Puglia ha fatto richieste superiori allo stanziamento per la regione. Al ministero ci si interroga sulle cause del flop che era inaspettato. E che curiosamente non riguarda le altre poste, certo molto più contenute, per le quali l’obiettivo è stato centrato. Una via d’uscita per salvare i fondi potrebbe essere quella di trasferirli sul comparto 0-6, aumentando la posta anche per le materne per le quali c’è stata più richiesta. «Abbiamo avuto una straordinaria risposta per quanto riguarda le palestre; ottima la risposta per quanto riguarda le mense; più difficoltà invece ci sono in relazione ai nidi, soprattutto laddove ce ne è più bisogno», ha commentato ieri il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

I perché

Un primo problema gli amministratori locali lo avevano posto subito: va bene costruire asili, ma con che fondi si finanzia il loro funzionamento? Per questo il governo aveva stanziato 900 milioni per la gestione dei nidi fino al 2026. Per gli anni successivi sono già previsti meccanismi di rafforzamento dei finanziamenti ai Comuni ma non è ancora chiaro se si potrà attingervi da subito o soltanto dal 2030. Il ministero dell’Istruzione ha assunto anche dei consulenti per affiancare i Comuni nel percorso di adesione ai bandi, ma molte realtà piccole disseminate nel territorio del nostro Paese finiscono per non riuscire a programmare gli interventi.

Asili e Invalsi

La difficoltà a progettare i servizi per l’infanzia – quali ne siano le cause – è particolarmente evidente in quelle Regioni in cui gli adolescenti ottengono i peggiori risultati dei dati Invalsi. Le due questioni sono apparentemente non collegate, ma è ormai acquisito (l’Ocse-Pisa fornisce i dati anche su questo) che c’è una correlazione tra i servizi per i primi anni di vita e la «carriera» scolastica degli studenti.

FONTE: CORRIERE DELLA SERA