Via libera al nuovo «master» per diventare prof: un anno fra università e tirocini

Dopo il Senato, anche la Camera ha approvato la riforma del reclutamento: per insegnare alle medie e alle superiori ci vorranno 60 crediti in discipline psicopedagogiche e didattiche. Ma intanto per due anni ne basteranno 24, anche presi per corrispondenza

Maxi emendamento, mini compromesso

La Camera ha dato il via libera al maxi-emendamento approvato la settimana scorsa dal Senato con il quale le forze di maggioranza hanno tentato di correggere alcuni dei punti più controversi del ddl sul nuovo sistema di formazione iniziale e continua degli insegnanti previsto dal Pnrr. Le modifiche più significative riguardano l’incentivo economico previsto per chi seguirà i nuovi corsi di aggiornamento professionale triennali: dopo le proteste dei sindacati – culminate nello sciopero unitario dello scorso 30 maggio – la versione approvata in Aula ha riaffermato il principio che l’entità del premio economico previsto per chi passerà l’esame di valutazione finale debba essere stabilita dalla contrattazione collettiva nazionale, fermo restando che si tratterà di un compenso una tantum, una specie di bonus, che oscillerà fra un minimo del 10 e un massimo del 20 per cento in più dello stipendio corrente. Sempre nel tentativo di andare incontro almeno nel metodo se non nel merito alle istanze avanzate dai sindacati, si è deciso di sospendere almeno fino al 2024 il taglio da 500 a 375 euro della carta docente inizialmente previsto per finanziare la formazione continua. Poi si vedrà. Che queste misure possano bastare a mettere pace fra governo e rappresentanti di categoria è tutto da vedere.

Formazione iniziale e abilitazione

Ma vediamo i punti principali della riforma. Cambia, nel senso che viene rafforzata, la formazione iniziale degli insegnanti delle medie e delle superiori per i quali a differenza delle maestre non è prevista una laurea specifica. Al posto degli attuali 24 crediti formativi universitari in discipline psicopedagogiche e didattiche, presi anche per corrispondenza, è previsto un percorso più strutturato di formazione iniziale (corrispondente ad almeno 60 crediti formativi di cui almeno 20 di tirocinio) con prova finale abilitante. La formazione iniziale, in capo alle università, vedrà però anche il coinvolgimento dei docenti di scuola secondaria ai quali, previa apposita procedura di selezione, sarà affidato il ruolo di tutor (con un investimento a regime di 50 milioni di euro). Nella prova finale è compresa una lezione simulata, per testare, oltre alla conoscenza dei contenuti disciplinari, la capacità di insegnamento. Il percorso di formazione abilitante si potrà svolgere dopo la laurea oppure durante il percorso formativo in aggiunta ai crediti necessari per il conseguimento del proprio titolo. L’acquisizione anticipata dei crediti sarà possibile fin dai primi anni di studio, cioè già durante il corso di laurea triennale senza dover aspettare il successivo biennio della magistrale: un punto molto controverso in quanto diverse associazioni di categoria – come per esempio i matematici – ritengono sbagliato consentire una formazione didattica a chi ancora non possiede una sufficiente preparazione disciplinare.