Invalsi 2023, metà studenti delle superiori con competenze inadeguate in italiano e matematica

Si è arrestato il calo degli apprendimenti riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non c’è ancora l’auspicato cambio di rotta. Prime crepe anche alla primaria.

Siamo usciti dal Covid e dalla scarsa qualità della Dad. Ma il gap negli apprendimenti resta elevato, e per l’auspicata inversione di tendenza dobbiamo ancora attendere. La fotografia scattata dall’Invalsi sulle prove 2023 conferma come anche quest’anno uno studente su due esce dalle superiori con competenze inadeguate in italiano e matematica. Prime crepe iniziano a vedersi anche alla primaria, che resta il fiore all’occhiello della scuola italiana, e si confermano pesanti divari territoriali, con il Sud indietro e molto distante dal Nord, e una dispersione implicita che penalizza le famiglie che provengono da situazioni socio-economiche meno favorevoli. Ma procediamo con ordine.

I numeri delle prove Invalsi 2023

Partiamo dalle prove. Quest’anno le prove hanno coinvolto oltre 12mila scuole per un totale di oltre un 1.000.000 di allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 570.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e oltre 1.000.000 di studenti della scuola secondaria di secondo grado. Le rilevazioni, che quest’anno sono tornate alla normalità, cioè requisito di accesso all’esame di Stato, si sono svolte regolarmente su tutto il territorio nazionale con percentuali di partecipazione molto vicine al raggiungimento di tutta la popolazione studentesca coinvolta.

Il gap alle superiori

Alle superiori ci si aspettavano miglioramenti, ma purtroppo non sono arrivati. In italiano il 51% degli studenti (addirittura un punto in meno rispetto al 2022) ha raggiunto almeno il livello base (dal livello 3 in su). Questo significa che il restante 49% non lo ha raggiunto. Nel 2019 il 64% degli studenti avevano raggiunto almeno il livello base. Il divario tra Nord e Sud raggiunge la quota di ben 23 punti percentuali. In matematica il 50% degli studenti (invariato rispetto al 2022) ha raggiunto almeno il livello base (dal livello 3 in su). Nel 2019 ci si attestava al 61%. Il divario tra le aree del Paese raggiunge i 31 punti percentuali, anche se si osserva un leggero progresso degli esiti nelle due aree del Mezzogiorno (Sud e Sud e Isole). In inglese il 54% degli studenti ha raggiunto il B2 nella prova direading (+2 punti percentuali rispetto al 2022) e il 41% in quelladi listening (+3 punto percentuale rispetto al 2022 e ben + 6 punti dall’inizio della rilevazione, avvenuto nel 2019).

Prime crepe anche alla primaria

C’è un altro campanello d’allarme. Il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria mostra un indebolimento dei risultati in tutte le discipline osservate e in entrambi i gradi considerati (II e V classe). In II primaria i risultati di italiano e di matematica sono più bassi di quelli registrati nel 2019 e nel 2021 e, sostanzialmente, in linea con quelli del 2022. In V primaria i risultati del 2023 sono più bassi di quelli degli anni precedenti, compreso il 2022, in tutte le discipline, incluso l’inglese, sia lettura (reading) sia ascolto (listening). Pur se in misura ridotta, già dalla II primaria cominciano ad evidenziarsi leggeri divari territoriali, più marcati nella V classe rispetto alla II e soprattutto più evidenti per la matematica e l’inglese listening. Passando alle medie, gli esiti registrati nella scuola secondaria di primo grado confermano che si è fermato il calo degli apprendimenti in Italiano e Matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si è registrata ancora una decisa inversione di tendenza. Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in miglioramento, mentre rimangono molto marcati i divari territoriali.

La dispersione implicita in miglioramento

La pandemia ha reso ancora più attuale il problema della dispersione scolastica. Da qualche tempo è sempre più evidente che particolare attenzione va rivolta non solo agli studenti che abbandonano la scuola ma anche a tutti coloro che terminano il ciclo di studi scolastico senza possedere le competenze di base necessarie, quindi a forte rischio di limitate prospettive di inserimento nella società, molto simili a quelle degli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado. Tale forma di dispersione scolastica è definita dispersione scolastica implicita o nascosta. Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5%, per salire al 9,8% nel 2021, probabilmente a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si era già osservata una leggera inversione di tendenza sia a livello nazionale, passando al 9,7%. Gli esiti del 2023 confermano un più rilevante calo della dispersione scolastica implicita che si attesta all’8,7% (1 punto in rispetto al 2022). Se le prime stime Invalsi troveranno conferma negli esiti delle prove degli anni futuri, la quota dei giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione senza aver conseguito titoli distudio superiori alla secondaria di secondo grado o qualifiche professionali con corsi con durata di almeno due anni (ELET) sembra avvicinarsi al traguardo prescritto dal Pnrr alla fine del 2025 (10,2%).

FONTE: IL SOLE 24 ORE