Giornata Mondiale della Poesia: una poesia per tutte le classi
In occasione della Giornata Mondiale della Poesia, abbiamo selezionato una poesia per ogni classe, dalla prima elementare alla terza media, da condividere coi tuoi alunni.
Il 21 marzo si celebra la Giornata Mondiale della Poesia, istituita nel 1999 dall’UNESCO. Questa ricorrenza ha come scopo quello di valorizzare la produzione poetica, affinché resti viva in tutte le culture e accompagni fin dalla prima infanzia. Per celebrare questa occasione, ti proponiamo una poesia per ogni classe della primaria e della secondaria di primo grado, da condividere coi tuoi alunni proprio in questa giornata!
Poesie per la scuola primaria
Già durante gli anni della scuola dell’infanzia si possono introdurre poesie e filastrocche per affrontare in classe tantissimi temi, dal cambio delle stagioni alle feste o alla fine della scuola. Dalla primaria, però, la poesia diventa una vera e propria materia di studio e dovrebbe essere costantemente presente nel processo di formazione delle bambine e dei bambini, affinché possano innamorarsene e continuare a fruire delle composizioni poetiche per tutta la vita. Ecco le poesie che abbiamo scelto per le classi della primaria.
Poesia per la prima elementare
Anch’io vorrei – di Lucia Tumiati
Sull’albero del cortile adesso
ci sono tanti uccelli.
La sera parlano parlano,
ridono ridono,
si raccontano tutto.
Anch’io vorrei
avere tanti amici,
gridare e pigolare
in mezzo al verde.
Poesia per la seconda elementare
L’anno – di Roberto Piumini
Gira attorno al sole il mondo,
va la terra attorno al sole:
l’anno è un lungo tempo tondo,
lo chiamiamo con parole.
Quando spuntan foglie e fiori
Primavera lo si dice;
quando i frutti son maturi
è l’Estate, e siam felici;
quando cadono le foglie
tutti Autunno lo chiamiamo,
finché il gelo non si scioglie
nell’Inverno ci troviamo.
Queste sono le stagioni
e tre mesi ha ciascheduna:
sono tutti mesi buoni
per giocare la fortuna.
Poesia per la terza elementare
E lasciatemi divertire! – di Aldo Palazzeschi
Tri tri tri,
fru fru fru,
uhi uhi uhi,
ihu ihu ihu.
Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente.
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto, 1
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.
Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!
Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche.
Sono la mia passione.
Farafarafarafa,
tarataratarata,
paraparaparapa,
laralaralarala!
Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie.
Bubububu,
fufufufu,
Friù!
Friù!
Se d’un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?
Bilobilobilobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù.
U.
Non è vero che non voglion dire,
vogliono dire qualcosa.
Voglion dire…
come quando uno si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.
Aaaaa!
Eeeee!
Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!
Ma giovinotto,
ditemi un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco 60
tenere alimentato
un sì gran foco?
Huisc… Huiusc…
Huisciu… sciu sciu,
Sciukoku… Koku koku,
Sciu
ko
ku.
Come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in giapponese.
Abì, alì, alarì.
Riririri!
Ri.
Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi è bene che non la finisca,
il divertimento gli costerà caro:
gli daranno del somaro.
Labala
falala 80
falala
eppoi lala…
e lalala, lalalalala, lalala.
Certo è un azzardo un po’ forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori oggidì,
a tutte le porte.
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Infine,
io ho pienamente ragione,
i tempi sono cambiati,
gli uomini non domandano più nulla
dai poeti,
e lasciatemi divertire!
Poesia per la quarta elementare
Prima di primavera – di Anna Achmatova
Prima di primavera ci sono dei giorni
in cui alita già sotto la terra il prato,
e sussurrano i rami disadorni,
e c’è un vento tenero ed alato.
Il tuo corpo si muove senza pena,
la tua casa non ti pare più quella,
tu ricanti una vecchia cantilena
e ti sembra ancora tanto bella.
Poesia per la quinta elementare
Ora che sale il giorno – di Salvatore Quasimodo
Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.
È così vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura,
per restare solo a ricordarti.
Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre batte il piede dei cavalli!
Poesie per la scuola secondaria di primo grado
Durante gli anni delle medie la poesia diventa una materia di studio davvero importante insieme agli altri generi letterari. Le composizioni poetiche sono utili non soltanto per imparare i principali stili e le varie figure e tecniche narrative, ma anche per riflettere diversamente su tematiche importanti. Le poesie sono inoltre fondamentali per capire com’è evoluta la lingua, e possono rappresentare il punto di partenza per esprimere in maniera creativa e profonda stati d’animo, difficoltà, gioie, traguardi e paure.
Poesia per la prima media
S’i fosse foco – di Cecco Angiolieri
S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo;
s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo,
ché tutti cristïani imbrigherei;
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
A tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente farìa da mi’ madre.
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
e vecchie e laide lasserei altrui.
Poesia per la seconda media
Antenati – di Cesare Pavese
Stupefatto del mondo mi giunse un’età
che tiravo gran pugni nell’aria e piangevo da solo.
Ascoltare i discorsi di uomini e donne
non sapendo rispondere, è poca allegria.
Ma anche questa è passata: non sono più solo
e, se non so rispondere, so farne a meno.
Ho trovato compagni trovando me stesso.
Ho scoperto che, prima di nascere, sono vissuto
sempre in uomini saldi, signori di sé,
e nessuno sapeva rispondere e tutti eran calmi.
Due cognati hanno aperto un negozio – la prima fortuna
della nostra famiglia – e l’estraneo era serio,
calcolante, spietato, meschino: una donna.
L’altro, il nostro, in negozio leggeva i romanzi
– in paese era molto – e i clienti che entravano
si sentivan rispondere a brevi parole
che lo zucchero no, che il solfato neppure,
che era tutto esaurito. È accaduto più tardi
che quest’ultimo ha dato una mano al cognato fallito.
A pensar questa gente mi sento più forte
che a guardare lo specchio gonfiando le spalle
e atteggiando le labbra a un sorriso solenne.
È vissuto un mio nonno, remoto nei tempi,
che si fece truffare da un suo contadino
e allora zappò lui le vigne – d’estate –
per vedere un lavoro ben fatto. Così
sono sempre vissuto e ho sempre tenuto
una faccia sicura e pagato di mano.
E le donne non contano nella famiglia.
Voglio dire, le donne da noi stanno in casa
e ci mettono al mondo e non dicono nulla
e non contano nulla e non le ricordiamo.
Ogni donna c’infonde nel sangue qualcosa di nuovo,
ma s’annullano tutte nell’opera e noi,
rinnovati così, siamo i soli a durare.
Siamo pieni di vizi, di ticchi e di orrori
– noi, gli uomini, i padri – qualcuno si è ucciso,
ma una sola vergogna non chi ha mai toccato,
non saremo mai donne, mai schiavi a nessuno.
Ho trovato una terra trovando i compagni,
una terra cattiva, dov’è un privilegio
non far nulla, pensando al futuro.
Perché il solo lavoro non basta a me e ai miei,
noi sappiamo schiantarci, ma il sogno più grande
dei miei padri fu sempre un far nulla da bravi.
Siamo nati per girovagare su quelle colline,
senza donne e le mani tenercele dietro alla schiena.
Poesia per la terza media
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale – di Eugenio Montale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Poesie dedicate agli insegnanti
La produzione di poesie e filastrocche dedicate alle insegnanti è molto vasta. Generalmente si tratta di composizioni per maestre e maestri, e abbiamo selezionato per te le più significative.
Filastrocca delle buone maestre – di Bruno Tognolini
Maestra, insegnami il fiore ed il frutto
“Col tempo, ti insegnerò tutto!”.
Insegnami fino al profondo dei mari
“Ti insegno fin dove tu impari!”.
Insegnami il cielo, più su che si può
“Ti insegno fin dove io so!”.
E dove non sai?
“Da lì andiamo insieme
Maestra e scolaro, dall’albero al seme.
Insegno ed imparo, insieme perché
Io insegno se imparo con te!”.
Il maestro giusto – di Gianni Rodari
C’era una volta un cane
che non sapeva abbaiare.
Andò da un lupo a farselo spiegare.
Ma il lupo gli rispose
con un tale ululato
che lo fece scappare spaventato.
Andò da un gatto, andò da un cavallo,
e, mi vergogno a dirlo,
perfino da un pappagallo.
Imparò dalle rane a gracidare,
dal bove a muggire,
dall’asino a ragliare,
dal topo a squittire,
dalla pecora a fare “bè bè”,
dalle galline a fare “coccodè”.
Imparò tante cose,
però non era affatto soddisfatto
e sempre si domandava
(magari con un “qua qua”):
“Che cos’è che non va?”.
Qualcuno gli risponda, se lo sa.
Forse era matto?
O forse non sapeva
scegliere il maestro adatto?
La Giornata Mondiale della Poesia è l’occasione per portare i poemi in classe e discutere con alunne e alunni del valore della composizione poetica. Sarebbe bello leggere ogni giorno una poesia, per avere una visione del mondo diversa e trovare conforto e speranza nelle parole in rima!
FONTE: FOCUS SCUOLA